“Casa Clorinda” in un articolo di Fra Memoria di Leonia

Sulla destra, la prima sede della “Casa di Carità” in via Roma in una foto pubblicata sul primo numero del periodico “Il Cammino”, stampato nel 1963 in occasione dell’inaugurazione di Villa Condoleo.


CASA CLORINDA

Il sei giugno del 1949 è una data molto importante per la storia di Scandale. Noi abbiamo il sacrosanto dovere di ricordare certi avvenimenti che hanno determinato un cambiamento nella vita sociale e culturale del nostro paese. L’oblio è la più grande ingratitudine verso i grandi protagonisti del cambiamento. Voglio sottrarmi a tanta colpa e vi racconto cosa successe quel sei giugno di 59 anni fa. Nel cuore del centro storico di Scandale, in via Roma, c’è l’abitazione di Clorinda. Tre stanze grandi, un disimpegno e una cucina. Clorinda con la sua numerosa famiglia si trasferisce a Crotone. Don Renato Cosentini da circa due anni, parroco di Scandale, con un pallino in testa, prende in fitto la casa di Clorinda. La voce corre con sussurri e ironie in tutte le famiglie di Scandale. Il giovane prete – venticinque anni - ha un’idea pazza: la casa di Clorinda si presta a essere trasformata in Casa della carità. “Sarà un’opera di Dio”, va dicendo ma nessuno gli crede anche perché dovrà convincere quattro ragazze a seguirlo in questa spregiudicata avventura. Le ragazze si chiamano Fiorina, Maria, Giannina e Franceschina. La guerra inizia nelle loro famiglie, non disponibili a lasciarle andare via. Per farsi monaca c’è il convento e la casa Clorinda non è un monastero. È una casa e basta con dentro l’idea pazza di un pretino. Le gambe delle idee coraggiose devono affrontare sempre la salita. Non mancò un momento di scoraggiamento e di resa di fronte alla difficoltà di rompere il muro del pregiudizio e della diffidenza.

Altri preti c’erano riusciti a concretizzare un progetto sociale. Don Francesco Mottola a Tropea e don Maiolo a Nicastro avevano fondato le Case della carità. Perché non devo riuscirci io? Si domanda don Renato. Ma Scandale non è Tropea né Nicastro. A Scandale, durante la guerra, s’erano sviluppate dicerie sul conto del vecchio parroco. È logico ora diffidare di don Renato. Nessuno però ha messo in conto che se un progetto interessa Dio, la strada in salita può diventare discesa! E don Renato lo predica ai quattro venti: l’idea non è mia perché l’opera è di Dio. “Ma vallo a dimostrare, qui casca l’asino”, gli dice un giorno don Peppe Girimonti che conosce molto bene l’indole scandalese. Don Renato ha fatto una scommessa con se stesso ed è sicuro di vincerla questa scommessa, perché è convinto che da parte sua c’è il Padreterno. Asino e non asino, se Lui vuole ce la posso fare! Un ragionamento intriso della fede che trasforma le pietre in pane! Intanto la ribellione delle quattro ragazze all’interno delle loro famiglie si conclude positivamente. “Ecco, siamo pronte!”

La mattina del 6 giugno 1949 la Casa della carità apre i battenti all’amore di numerose creature toccate dalla sventura. Un giorno Mons. Giuseppe Agostino, Vescovo di Crotone, dirà: “Don Renato intuì che l’uomo ha bisogno di casa, come l’uccello di nido ed il fiore di acqua. Ma non tanto di una casa-muratura quanto di una casa-cuore, di una casa che sia famiglia, cioè custodia, spazio di amore e sviluppo di vita in tutta la sua integralità”. Il seme dell’opera è gettato in un terreno fecondo. La casa Clorinda è solo l’inizio di un grande cammino che porta Scandale come riferimento di un grande evento sociale. Quante piccole e grandi storie di creature strappate alla miseria e a un destino amaro, Dio solo lo sa.

Articolo di Fra Memoria di Leonia pubblicato la prima volta il 5 giugno 2008 dal sito della Pro Loco di Scandale.

Dal blog Storia di Scandale di Luigi Santoro