Carta dei Servizi

CARTA  DEI  SERVIZI

La Fondazione

Natura Giuridica
La Fondazione  “Casa della Carità Maria SS. Addolorata”, con sede in Scandale, via Nazionale, n.26, presso Villa Condoleo, codice fiscale n.81000410795, ha avuto riconosciuta la personalità Giuridica ai sensi dell’art.12 del Codice Civile con Decreto del Presidente della Regione Calabria n.1054, del 5 Agosto 1992.


Lo Scopo della Fondazione
La Fondazione svolge esclusivamente attività di accoglimento, assistenza,
educazione e formazione di minori in difficoltà.


La Storia
Attraverso questa breve storia puoi attuare un percorso addentrandoti nei  motivi e nei fatti che hanno cambiato la Fondazione Casa della carità Maria SS. Addolorata nel corso di questo sessantennio, trasformandola in quella che oggi è, e proiettandola verso un futuro la cui trama, auspichiamo, prenda vita  ancora attraverso l’opera di Dio Padre a cui noi tutti diamo la libertà, nell’abbandono, di agire e costruire.

I primordi:
 Siamo nel  1949, anno in cui la terra del Crotonese viveva non poche inquietudini e nel sociale emergevano  urgenti bisogni  che la guerra aveva generato: fame, distruzione, orfananza.
E’ l’anno in cui un giovane prete, Don Renato Maria Cosentini, diviene uno strumento abbandonato nelle mani di Dio e di cui Egli si serve per suonare e creare la grande melodia del cuore, dell’amore e della carità.
Don Renato presta la sua voce al Padre affinché potesse  con essa chiamare nel Suo progetto coloro che ne costituiranno  le braccia dell’accoglienza in quella “ casa” per orfani e bisognosi, le sei signorine consacrate: Ierardi Fiorina, Greco Giovanna, Franco Franceschina, Petrone Maria, Grande Rosa e Filosini Aurora. Alla “ sua   casa” Don Renato  dedicò la  totale esistenza, fino all’ultimo respiro della sua vita che utilizzò per dire “ la casa è luce”.
Una breve storia, abbiamo dichiarato all’inizio, ma che breve non è: tanti i percorsi, le svolte, le impervie in questo lungo cammino, le umiliazioni, i sacrifici che appunto “sacra” resero la realizzazione di quanto oggi appare agli occhi di un

visitatore  e per questo si rende urgente che si conservi la memoria  di quanto è stato alla base di tale realizzazione ed ha reso possibile tutto questo: l’azione dello Spirito Santo, promotore della lungimirante capacità di lettura dei bisogni della gente di cui Don Renato era dotato, bisogni che si sentiva tenuto a soddisfare poiché la Divina Provvidenza era loro vicino, non li ha mai abbandonati e mai lo farà.
Lungimirante fu quando, all’incirca negli anni settanta, fece nascere le scuole del Condoleo per far sì che quante venivano ospitate all’interno dell’istituto potessero avere, oltre ad un tetto, le cure e le attenzioni necessarie per la propria crescita, anche lo spiraglio di un futuro nella società, di  un lavoro e quindi di un riscatto rispetto alle proprie origini ed alla propria storia. Nasce quindi il complesso di scuole che oggi costituiscono l’istituto Comprensivo della fondazione: una scuola dell’infanzia, una scuola primaria ed un liceo della comunicazione.
Tenere il passo con i bisogni via via emergenti nel territorio, attenendosi alle legiferazioni varie, adempiendo a quanto la grande e macchinosa  burocrazia  richiedeva in tema di minori, non è stato facile, soprattutto perché chi accoglie nella carità non si pone il problema dell’autorizzazione o delle carte: la casa è sempre stata aperta a tutti e certamente a Don Renato non faceva paura la minaccia di andare a finire in galera perché aveva accolto qualcuno. Era nelle braccia della Divina Provvidenza e di Dio: quale maggiore sicurezza!
Siamo negli anni novanta e si assiste ad un fenomeno, riscontrabile su scala nazionale, che determina un momento di sofferenza generale da parte delle strutture ecclesiali per il contrarsi del numero dei religiosi; una fase in cui la Fondazione cerca di tenere viva la tensione di impegno sociale “provando” a rimanere sempre in frontiera, adeguandosi rispetto a ciò che le varie leggi che si susseguono, nei diversi ambiti, fanno risultare emergente e cercando, ancora, di soddisfare nuovi bisogni: nasce la casa per anziani “ Gioiosa” e l’ istituto per minori viene trasformato in tre moduli casa famiglia: Padre Pio, S. Renato e Maria S.S. Addolorata.
E’ una frontiera in continuo movimento…
Ed oggi?
 La strada è sempre quella intrapresa negli anni cinquanta, persegue gli stessi obiettivi , che furono le fondamenta dello statuto di quegli anni, ma, volendo fare una lettura dei segni dei tempi,  il Concilio Vaticano secondo indica in maniera inequivocabile che la chiesa del terzo millennio sarà la chiesa dei laici, ed è su questa linea che è avvenuta, in questi ultimi anni, l’apertura della Fondazione ai laici; si apre quindi un’ulteriore fase, appena cominciata.
Nessuno può conoscere il destino di questa realtà così particolare ed anche se, adesso, è un piccolissimo gruppo a prendersene cura e a “ fare il tifo” con trepidazione per lei e per il bene che potrà ancora fare, si è certi che solo confidando nella provvidenza e ponendo l’orecchio all’ascolto di Dio potranno in futuro, ancora, essere scritte altre meravigliose pagine di questa storia. 


La Mission
La Fondazione è, da sempre, impegnata nella promozione e nella difesa dei valori della vita umana e dell’individuo come essere speciale, al di là della cultura di provenienza e  nel rispetto delle peculiarità specifiche di ogni essere umano, credendo, appunto, che ognuno è prezioso,  ciascuno ha diritto ad una possibilità ed all’occasione di arricchirsi di esperienze formative ed affettive che ne risanino le ferite e creino le fondamenta per una personalità totalmente armonica.

Servizi offerti:
- tre comunità di accoglienza residenziale per minori:
   Maria S.S. Addolorata- San Renato – Padre Pio;
- una scuola dell’infanzia;
- un Istituto professionale per i Servizi Sociali.

L’ Equipe Socio-Psico-Pedagogica.

Presidente della Fondazione:
Signorina Ierardi Fiorina


Coordinatori delle case famiglia
Dott.ssa Adriana Scaramuzzino

Psicologa

Pedagogista:

Responsabili di modulo

Assistente sociale

Cuoca:


Collaboratori:










Destinatari dell’offerta di accoglienza nelle comunità.
La Fondazione Casa della Carità Maria Santissima Addolorata, Villa Condoleo,  nell’ambito delle comunità di accoglienza, offre ospitalità a:
·        Minori in età compresa tra i 2 e i 18 anni, maschi e femmine,  sia italiani che stranieri.
·        Per casi eccezionali (ex art.403) e per breve periodo, volto al raggiungimento di una risoluzione più adeguata da parte dei servizi sociali di riferimento, minori al di sotto dei due anni.

2.     Le Case per i bimbi

  Accolgono fino ad un massimo di dieci minori ciascuna: maschi e femmine; la formazione dei gruppi viene attuata tenendo conto delle diverse variabili al momento presente e adottando i seguenti criteri:
-il mantenimento della continuità  relazionale sia con gli educatori che con gli altri minori ( quando ciò risulta fonte di benessere per il minore);
- tendere ad assicurare una certa omogeneità di età (in equilibrio tra l’età cronologica e quella pedagogica);
- il numero dei componenti del gruppo;
- il livello  di problematicità ( per evitare di inserire troppe situazioni “ difficili” nello stesso gruppo);
- il sesso ( gruppi omogenei dalla scuola media inferiore all’adolescenza, gruppi eterogenei nell’infanzia fino al termine della scuola primaria); ?
- le strutture interattive del gruppo preesistente;
- la presenza di fratelli e sorelle;
- i legami affettivi e le alleanze già instaurate;
- il periodo di permanenza previsto.
Ciascuna delle diverse Comunità è strutturata con: una cucina, un salotto in comune con i singoli componenti della casa,  uno studiolo, almeno cinque stanze da letto,  almeno tre bagni  ed un’ ampia sala  per il tempo libero.
In uso comune si ha  una palestra, un laboratorio di informatica e un  ampio parco munito di  svariati giochi e opportunità per le diverse fasce d’età.
Le attività quotidiane in casa famiglia sono predisposte   tenendo conto dei vissuti personali di ciascun bambino che vi abita, nonché dei bisogni emergenti. L’attenzione è posta all’ascolto soprattutto dei loro stati d’animo e l’investimento primario si direziona a  garantire relazioni affettivamente gratificanti e contenitive, destinate a recuperare una normalità sia a livello individuale che di vita di gruppo. Tutto ciò si realizza attivando aiuti costanti  gestiti attraverso una continua presenza di, almeno,  due figure di riferimento con le quali i bambini hanno creato relazioni valide sia sul piano educativo che affettivo.
La possibilità di incontri con i familiari e di  brevi rientri, per esempio durante i fine settimana, vengono  decisi e gestiti  concordemente ai servizi sociali di riferimento in base alle direttive emesse dal Tribunale per i  minorenni.



Modalità di accettazione degli ospiti e permanenza in comunità

La richiesta di inserimento di un minore, all’interno della casa famiglia, è effettuata dai servizi sociali territoriali o, in casi eccezionali, anche di altre province e regioni.
La modalità attraverso la quale viene delineata ed esplicata la fase del momento dell’accoglienza costituisce la carta vincente di tutto il progetto educativo tracciato per il minore.
Ne descriviamo, brevemente, lo svolgimento ideale. 
I Fase: il primo momento è da rintracciare  allorquando, telefonicamente o attraverso altro mezzo,  la responsabile  dei rapporti con gli enti ( di seguito  RSRE)  raccoglie la domanda del servizio inviante e fa una prima valutazione sulla possibilità dell'inserimento in base ai posti disponibili.
Nel caso di valutazione positiva, chiede una prima relazione all’assistente sociale di riferimento ( di seguito ASR) per avere gli elementi necessari per  lo svolgimento di una  valutazione  condivisa in equipe circa la possibilità di inserimento .

II Fase: La RSRE, acquisiti gli elementi necessari ad una valutazione di inserimento, sottopone il tutto all’equipe sociopsicopedagogica che valuta la possibilità tenendo primariamente conto:  della tutela degli equilibri raggiunti dai diversi gruppi già esistenti,  della coerenza e della rispondenza del progetto generale delle diverse case famiglia, in cui l’inserimento sarebbe possibile, con le necessità  che, da una prima analisi di caso, emergono rispetto al minore da inserire. Una volta analizzato quanto descritto, se la valutazione è positiva,  viene concordato un incontro  preliminare con la ASR.
III FASE: l’incontro preliminare con l’ASR consente all’intera equipe di prendere visione del progetto di inserimento redatto dalla stessa e  consapevolezza circa  gli obiettivi che, attraverso tale affidamento, i Servizi Sociali di riferimento si  pongono ed i tempi previsti per lo svolgimento dello stesso. Tali obiettivi diventeranno perno fondamentale del PEI che, dopo almeno sessanta giorni di osservazioni sistematiche, sarà tracciato  dall’equipe sociopsicopedagogica della comunità in sinergia con l’ASR e, allorquando è possibile, con il coinvolgimento stesso del minore. Sempre durante tale incontro,  l’ASR comunicherà all’equipe l’eventuale presenza di provvedimenti del Tribunale per i minorenni specificandone i contenuti e le eventuali restrizioni nei confronti dei diversi componenti della famiglia d’origine. Sarà, quindi, delineato il progetto accoglienza e concordato un secondo incontro da tenersi  tra: l’RSCF , l’ASR, il minore e, laddove è possibile, i genitori  del minore.



IV FASE:
 L’incontro sopra descritto è finalizzato ad una prima conoscenza del minore  ed all’illustrazione, da parte della responsabile della casa famiglia, ( di seguito RSCF),  dell’attività della comunità, del suo progetto generale e del suo regolamento interno, ma è anche occasione  per il bambino di approcciarsi alle nuove figure  dell’intera equipe le quali costituiranno, in seguito,  validi riferimenti dal punto di vista educativo ed affettivo.
In tale occasione il bambino viene accompagnato a visitare la casa ed a conoscere i minori presenti, con i quali svolgerà qualche attività sportiva o di svago volta ad un primo approccio socializzante.

Ammissione del minore.
Superate le fasi precedenti,  il servizio sociale inviante fa richiesta formale di inserimento alla Fondazione inviando  la Determina Comunale e/o il Provvedimento del Tribunale per i  minori e ne viene concordata la data.
La stessa Determina Comunale viene inviata dall’ASR  alla Regione Calabria, con cui le strutture  risultano convenzionate, assieme alla richiesta di assunzione in carico e autorizzazione della spesa che attualmente è di 31,00 € giornaliere.

Accoglienza.
Il minore viene accompagnato nella comunità di accoglienza dall’ASR e, laddove non vi siano provvedimenti restrittivi nei loro confronti da parte del Tribunale per i minorenni, dai genitori.
La RSCF fa firmare il registro minori.
Segue un colloquio diretto a conoscere il minore in merito a:
-         Abitudini;
-         Situazione sanitaria;
-         Situazione scolastica;
Vengono concordate limitazioni di accesso  alla struttura, di uscita del minore e di rientro a casa  ed il tutto viene registrato e sottoscritto nel modulo di dichiarazione di affidamento all’uopo  stilato .

Viene richiesto al genitore la consegna dei seguenti documenti relativi al minore:
- tessera sanitaria;
- tessera vaccinazioni;
- codice fiscale.
Qualora tali documenti non siano disponibili, al momento dell’ingresso del minore,  la RSCF   curerà in seguito di poterli avere attraverso richiesta formale fatta  agli enti preposti.
Viene avviato un colloquio attraverso il quale la RSCF raccoglie  ulteriori informazioni che andranno a confluire nella cartella di accoglienza del minore.
A questo punto il bambino viene accompagnato in casa.
Al suo arrivo, il minore, trova un’atmosfera accogliente e contenitiva dal punto di vista affettivo non solo per la presenza degli operatori ma anche per quella dei bambini della casa che, nel periodo precedente, sono stati resi consapevoli del suo arrivo, lo hanno già conosciuto, lo hanno “atteso”.
Se all’interno del gruppo è presente un coetaneo si coinvolge, in maniera particolare, nell’accompagnamento del nuovo arrivato a prendere visione della sua camera, a far conoscenza di altre persone significative nel quotidiano svolgersi delle attività della casa, con cui prima non era entrato in relazione ma altresì si garantisce, per un certo periodo, la presenza predominante di un operatore in particolare che avrà funzione orientativa, contenitiva e di sostegno dal punto di vista psico affettivo.
Inserimento scolastico
L’inserimento vero e proprio del minore, all’interno dell’agenzia scolastica rilevata più idonea  ( qualora si trovi in età scolare),  viene preceduto da una presa in carico di questo aspetto da parte di un operatore specifico  che ne costituirà il  referente unico e curatore dei rapporti scolastici ( di seguito ARS).
I rapporti con la scuola fanno sì che si sviluppi attorno al minore un’azione sinergica, convogliata verso le stesse finalità, da parte di tutti coloro che sono coinvolti nell’azione educativa dello stesso, pur nel rispetto della specificità dei ruoli.
L’ARS, tramite colloquio con il Dirigente scolastico dell’istituto, dopo avere concordato le modalità di inserimento, chiede, per facilitazione, che venga indicato un referente all’interno dell’equipe degli insegnanti, con il quale si possano

svolgere gli incontri, mensili, di valutazione e verifica. Le osservazioni registrate durante questi incontri vengono apposti su un modulo stilato all’uopo che confluirà nella cartella personale.
L’ARS comunicherà al Dirigente scolastico l’elenco delle persone autorizzate a prendere il minore al termine delle lezioni.

Rapporti con il medico di base
Vengono curati da un operatore specifico dell’equipe socio-psico --pedagogica della comunità ( di seguito ARP) che prende i contatti con il pediatra che ha in cura il minore  e durante un incontro ne acquisisce il profilo sanitario completo e  concorda un chek-up volto a verificare lo stato di salute globale del bambino.
In seguito il chek-up sarà ripetuto annualmente.
Durante tale incontro, ed in  tutti quelli che seguiranno, l’ARP compila un modulo, stilato all’uopo, inserendovi tutte le informazioni ricavate nonché la prescrizione del chek-up.
Le visite mediche, le analisi e le visite specialistiche sono in seguito annotate, man mano che vengono eseguite, su un altro modulo, con indicazione del motivo della visita e dell’eventuale terapia prescritta.
La terapia definita dal pediatra, o da altro medico, viene annotata dall’ARP nella scheda somministrazione farmaci  intestata al minore .
Il tutto viene condiviso dall’intera equipe durante le riunioni settimanali ed  attraverso l’inserimento di tali moduli nella cartella personale.
Esigenze terapeutiche particolari, che richiedono somministrazioni e monitoraggi quotidiani, vengono soddisfatte da un infermiere ed una dottoressa che collaborano con l’equipe della comunità volontariamente.

Le relazioni semestrali
Ogni sei mesi l’equipe redige una relazione da cui emerge, per ogni minore, un quadro esaustivo rispetto all’evoluzione dei rapporti con la famiglia d’origine e alle sue condizioni psicofisiche. Ne viene inviata una copia al Tribunale per i minorenni  di riferimento ed una all’ASR. Un’ulteriore copia rimane nella cartella personale di ogni minore.

Visite dei familiari
 Al momento dell’accoglienza del minore, tenendo conto delle indicazioni fornite dal servizio sociale di riferimento e degli eventuali provvedimenti restrittivi emessi dal Tribunale per i minorenni nei confronti di specifici familiari, in presenza dell’ASR vengono decisi i tempi e le modalità delle visite che i genitori sottoscrivono nel modulo d’affidamento.

Incontri con i familiari
Periodicamente la RSCF tiene degli incontri con i genitori al fine di metterli al corrente circa il percorso educativo che si sta svolgendo e quindi delineare gli obiettivi e le modalità di intervento  che devono essere, per coerenza continuativa, perseguiti  ed attuati durante gli eventuali rientri temporanei del minore in famiglia.

Riunioni d’equipe
Vengono svolte ogni settimana al fine di:
- coordinare le attività ordinarie ( acquisti, pulizie,  cambi turni, …);
- verificare l’andamento della settimana appena scorsa,  rileggere plenariamente le osservazioni emerse nei vari momenti a casa,  a scuola, durante le attività sportive, nelle altre attività extrascolastiche e per  le eventuali problematiche emerse  effettuare una riflessione condivisa volta alla loro soluzione ;
- programmare le attività della  settimana prossima.
La psicologa redige il verbale della riunione.
Riunioni mensili, coordinate dalla psicologa, vengono svolte tra i componenti dell’equipe socio psico pedagogica al fine di verificare, per ogni minore, lo stato di avanzamento dei singoli PEI e le eventuali modifiche da apportare.
Circa una volta al mese si riunisce il gruppo di ricerca-azione in cui fanno parte: il responsabile amministrativo, i responsabili della comunità, la psicologa, la pedagogista e la responsabile dei rapporti con gli Enti. Tale composizione consente una visione complessiva dei servizi e delle problematiche che l’ente sta vivendo, istituendo un luogo ordinario di comunicazione in grado di operare il confronto e la valutazione dei diversi livelli di progettazione e programmazione. Il nome scelto esplicita le due diverse funzioni che esso svolge:
-         Riflette sull’esperienza cercando di cogliere, con agilità, i nuovi bisogni per proporre risposte adeguate;
-         Garantisce all’Ente un luogo di “creatività istituzionale”.

 Progetto Educativo Individuale e Cartella Personale
Il progetto educativo individuale del minore viene stilato dopo un iniziale periodo, di almeno sessanta giorni, in cui lo stesso viene osservato in merito ad ogni aspetto della sua personalità e  più specificamente rispetto alle seguenti aree:
-         Area sociale ( rapporto con il gruppo, autonomia);
-         Area affettiva ( autostima, identità sessuale);
-         Area della crescita (corporeità);
-          Area cognitiva (sostegno, atteggiamento positivo verso la cultura, anche quella presente sul territorio);
-         Area del progetto di vita ( motivazione, orientamento scolastico).
L’obiettivo di tale osservazione è quello di costruire un profilo del minore che sarà, quindi, la sintesi dei diversi elementi di conoscenza ricavati da questa prima fase d’inserimento.
La redazione del PEI, curata dall’intera equipe socio-psico- pedagogica, vede interagire, con ruoli diversi, non solo i servizi sociali, ma anche la famiglia e soprattutto ( laddove è possibile) il ragazzo nel tentativo di renderlo corresponsabile del proprio cammino di crescita. La complessità delle aree da indagare rende, inoltre, essenziale il coinvolgimento di altre figure educative con cui il minore entra in contatto nel suo quotidiano: insegnanti, medico di base, istruttore sportivo..,i quali hanno la possibilità di osservare, rilevare,  comprendere, e quindi trasmettere, preziose informazioni relative al minore che, come tutti i bambini, a volte, in ambiti diversi da quelli prettamente familiari, assume ed evince particolarità caratteriali  che altrimenti  rimarrebbero celate. La progettualità educativa viene svolta, quindi, pensando il tutto in dialogo con il territorio, nei suoi molteplici aspetti, attraverso una grande disponibilità al confronto ed a lasciarsi interrogare dall’esterno. Si viene così ad individuare la rete relazionale nella quale è presente anche il minore che  come soggetto attivo al suo interno,  insieme agli altri componenti, compartecipa  all’azione progettuale  che ha come obiettivo ultimo da perseguire il raggiungimento della maturazione della  sua personalità in tutte le  dimensioni.
Nel P.E.I vengono evidenziati:
-         I bisogni educativi per i quali è stato richiesto l’inserimento;
-         L’ipotesi di durata dell’inserimento stesso con un’ipotesi di percorso scolastico;
-         Le modalità di rapporto con la famiglia d’origine;
-          

-         La definizione di eventuali altre istituzioni coinvolte (Asl, scuola, parrocchia, scuola di calcio, di danza,  ..) con l’esplicitazione delle modalità, le fasi e i tempi di verifica del progetto;
-         La definizione del livello di coinvolgimento del minore nella costruzione e valutazione del suo percorso.
Gli obiettivi vengono prefissati nell’ambito di alcune aree specifiche :
-         Autostima;
-         Responsabilità;
-         Conoscenza e controllo;
-         Cognitività;
-         Socialità;
-         Comunicazione;
-         Autonomia;
-         Identità personale;
-         Affettività;
-         Problem solving.
Nel PEI vengono, inoltre, specificate la metodologia e i tempi attraverso i quali  tali obiettivi si intendono raggiungere, nonché i mezzi di valutazione e verifica dei risultati raggiunti.
L’intero percorso viene monitorato costantemente attraverso l’uso di una specifica modulistica che , insieme al PEI, alla relazione dell’ASR in ingresso, agli eventuali decreti del Giudice per i minorenni, alle comunicazioni delle varie agenzie educative in cui il minore svolge qualche attività,  alla documentazione sanitaria, vanno a confluire nella cartella
personale che diviene, nel tempo, un mezzo attraverso cui rivedere, verificare e ridiscutere l’intero percorso educativo attuato.

Valutazione e verifica
Il progetto del minore viene monitorato periodicamente (ogni mese e mezzo/due)  dall’ equipe socio-psico-pedagogica della comunità, dall’ASR e da altre  possibili figure di rilievo nella crescita personale del minore ( psicologo esterno, insegnante di sostegno ).

I risultati vengono poi condivisi con il minore ed i genitori affinchè ci sia consapevolezza piena dei livelli raggiunti e degli obiettivi sui quali si deve ancora investire.

Fine del programma di accoglienza
La fine del programma di accoglienza viene stabilita dal Tribunale per i minorenni di riferimento,  e trasmessa formalmente all’RSRE della comunità da parte dell’ASR

Portfolio famiglie d’appoggio
Si tratta di un gruppo di famiglie speciali, ben valutate nella motivazione e nella  loro capacità educativo-contenitiva, che collaborano volontariamente con l’equipe per dare, soprattutto, a quei bambini per i quali vi sono provvedimenti restrittivi nei confronti dei genitori, la possibilità di poter vivere momenti di svago al di fuori della casa famiglia, di ricezione di attenzioni esclusive entro un clima veramente familiare, di poter anche loro dire di andare “ a casa” durante le festività. Tali momenti diventano altresì importanti  in quanto i minori “respirano” e si impregnano di esempi  e figure di riferimento positive a livello familiare che spesso assumono ed interiorizzano come loro modelli da imitare.